FAQ scleroterapia capillari

La scleroterapia è una tecnica che consente la chiusura di un tratto venoso sede di uno o più gruppi di capillari (teleangectasie) mediante l’utilizzo di iniezioni sclerosanti e/o di tecniche laser non ablative (termine quest’ultimo che indica il mantenimento dell’integrità cutanea senza che la stessa subisca lesione). Entrambe le tecniche hanno l’obiettivo di provocare una reazione infiammatoria all’interno della parete vasale. Il conseguente innesco dei processi di coagulazione consente alle pareti del vaso di collassare le une sulle altre e chiudersi. Questa reazione provoca in seguito la trombizzazione ed il successivo riassorbimento dei capillari da parte del nostro sistema immunitario.

Nulla! Il circolo venoso superficiale è “sacrificabile” poiché la maggior parte del sangue venoso che ritorna al cuore passa attraverso circoli collaterali profondi. Grazie a questo metodo di “compensazione” è possibile ad esempio rimuovere vene varicose di calibri ben superiori dei cosiddetti “capillari” senza che ciò comporti particolari scompensi.

No! L’azione lesiva del laser o delle iniezioni sclerosanti è limitata alla parete venosa oggetto dei trattamenti; già a breve distanza dal punto sottoposto a trattamento, l’impulso luminoso o farmacologico è così diluito da essere inoffensivo. 

La laser-scleroterapia è particolarmente indicata per la rimozione di capillari (teleangectasie) e degli angiomi cutanei indipendentemente dalla loro sede di origine.

Le controindicazioni alla laser-scleroterapia, comuni peraltro alla maggior parte dei trattamenti laser sono divise in assolute e relative:

  • Controindicazioni assolute sono la gravidanza, le lungodegenze che obbligano il paziente a letto, episodi recenti (meno di dodici mesi) di tromboflebite superficiale o di trombosi venosa profonda, il diabete mellito scompensato, la presenza di tumori maligni, le malattie del surrene, la tubercolosi, alcune malattie renali (glomerulonefriti e nefrosi), l’esposizione al sole prima, durante, e immediatamente dopo l’ultima seduta, in ogni caso vietata sino alla completa scomparsa di qualsiasi processo infiammatorio o alterazione cutanea.
  • Controindicazioni relative sono alcune malattie del fegato (epatiti acute virali, tossiche o da farmaci; cirrosi epatica), gli stati febbrili, l’asma allergico e bronchiale, alcune malattie del cuore (miocarditi e endocarditi), le discrasie ematiche (affezioni patologiche del sangue).

Per quanto riguarda le tecniche laser, esse possono generare, solo durante il trattamento, una sensazione molto simile alla puntura di spillo, dovuta al calore generato dall’impulso luminoso. In genere, maggiore è il calibro del vaso, maggiore è la sensazione di fastidio avvertita. Esso può dipendere dalla sensibilità dolorosa individuale e dalla sensibilità della zona trattata. In ogni caso, prima della seduta, la superficie viene raffreddata al fine di rendere il trattamento tollerabile per chiunque. Anche per quanto riguarda le iniezioni di sostanze sclerosanti il trattamento è ben tollerato grazie all’utilizzo di aghi dal calibro ridottissimo che consentono sedute confortevoli e prive di dolore.

Dipende dalla zona trattata: la laser-scleroterapia degli arti inferiori viene eseguita di solito nel periodo che va da ottobre ad aprile/maggio; ciò non tanto per l’assenza della venodilatazione dovuta al calore, quanto per evitare l’esposizione ai raggi solari, i quali, colpendo direttamente la parte trattata, possono creare pigmentazioni della pelle difficili da rimuovere. E’ buona norma comunque evitare di sottoporsi a laser-scleroterapia agli arti inferiori nei mesi molto caldi (luglio-agosto). Per quanto riguarda le zone non esposte (es. zona scrotale) non vi sono limiti stagionali di trattamento.

Le tecniche laser-sclerosanti appartengono alle cosiddette tecniche di tipo fisico e consistono nel provocare una lesione termica della parete vascolare grazie all’assorbimento della luce da parte dell’emoglobina in esso contenuta. Il calore generato, provoca il collasso delle pareti vascolari e un arrossamento con un leggero edema lungo tutto il decorso del capillare. Il leggero edema, quando è presente, generalmente regredisce in un tempo variabile da uno a due giorni mentre l’arrossamento regredisce in un tempo che varia da qualche giorno a qualche settimana in base alla dimensione del capillare trattato. In genere più un capillare è grosso, maggiore sarà la quantità di energia assorbita dallo stesso. In ogni caso, la zona sottoposta a trattamento non potrà essere esposta ai raggi del sole o a lampade UV sino a quando ogni segno di irritazione non sarà completamente scomparso. Come tutti i fenomeni irritativi infatti, se esposti al sole o a lampade UV, essi possono pigmentarsi in maniera anomala e permanere per diversi mesi. A domicilio può essere utile l’utilizzo di creme lenitive a base di aloe o calendula nelle manifestazioni più lievi. Nelle irritazioni più importanti può essere di aiuto un applicazione di creme a base cortisonica ed antibiotica (esempio: Gentalin-Beta). Le tecniche sclerosanti iniettive possono manifestare edema e stravaso ematico, generando piccoli ematomi, riassorbiibili entrambi nell’arco di qualche giorno/settimana.

No, anche se sarebbe indicato e preferibile indossare le calze a compressione graduata nei giorni precedenti e successivi al trattamento ai fini di migliorare il flusso ematico venoso e migliorare le condizioni predisponenti la sclerosi dei capillari. Le calze a compressione graduata purtroppo rappresentano per molte donne un limite e un impedimento alle normali attività di tutti i giorni. In realtà, la difficoltà spesso è dovuta alla tecnica di indossaggio che nei primi tempi può spazientire. Una volta appresa la giusta tecnica, sarà sicuramente più semplice indossarle. Nei primi tempi, la sensazione di costrizione che genera la calza può creare un po di difficoltà ma con il passare dei giorni tale compressione genererà un assottigliamento tale delle gambe da permettervi di fare le scale di casa con una leggerezza mai provata prima! Inoltre, la sensazione di benessere che si prova la sera, dopo una giornata di lavoro, una volta rimosse, è impagabile! Per quanto possano sembrare un impedimento, esse rappresentano la soluzione migliore per bloccare il peggioramento di un insufficienza vascolare che nel lungo periodo porta non solo ad un aumento del numero dei capillari dilatati ma anche alla formazione di varici, soprattutto in particolari categorie di lavoratori e lavoratrici (parrucchiere, infermiere, bariste, commesse, impiegate e cassiere). 

Durante l’estate non è semplice indossare le calze normali, figuriamoci quelle a compressione graduata! Esistono però diversi formati di calze che per le pazienti più “diligenti” potrebbero rappresentare un alternativa più comoda: i cosiddetti “gambaletti”. Pur trattandosi di calze corte, svolgono egregiamente il loro lavoro in quanto il punto delle gambe solitamente più soggetto a stasi è proprio quello del polpaccio. Per chi invece non riuscisse a tollerare neppure i gambaletti, può essere di aiuto un integratore, spesso associato e prescritto nei casi di insufficienza vascolare venosa. L’integratore in questione è a base di Bio Flavonoidi. Talvolta raggruppati con il nome di vitamine P sono utili per contrastare la fragilità capillare aumentando la resistenza delle pareti vascolari e migliorare il flusso venoso. Per chi non simpatizzasse per gli integratori e preferisse integrare ugualmente queste vitamine in modo ancora più naturale, possono essere di aiuto i succhi  di frutta concentrati di mirtillo o frutti di bosco.

Il “matting” è un fenomeno per cui, dopo la rimozione di capillari e varici di piccolo calibro mediante la scleroterapia con farmaci sclerosanti, si assiste alla dilatazione di nuovi vasi che nascono nei pressi della zona sottoposta a sclerosi o addirittura nello stesso sito. Statisticamente il “matting” è osservabile nel 2% dei pazienti sottoposti a scleroterapia con farmaci sclerosanti. In questi casi il rimedio migliore oggi per il matting è l’utilizzo dei sistemi laser-sclerosanti.
Il numero delle sedute laser-scleroterapiche può variare in base all’estensione della zona da sottoporre a terapia, al numero dei capillari da trattare e alla singola individualità di ogni caso clinico. La media è di tre-quattro sedute per gamba ma nei casi più complicati si può arrivare anche a dieci-dodici, sostenendo i trattamenti in periodi diversi dell’anno.
Di solito vengono effettuate con un intervallo che varia dalle tre alle sei settimane.
No. Anzi bisogna evitare di assumere nelle 72 successive alla laser-scleroterapia tutti i farmaci a base di acido acetilsalicilico (Aspirina et.), per evitare una riduzione dell’effetto sclerosante dovuta alla proprietà anti aggregante piastrinica tipica di questo farmaco.
No. Gli angiomi cutanei ricevono lo stesso trattamento praticato a livello delle vene e dei capillari delle gambe.

In linea teorica si! I tacchi alti impediscono ai muscoli del polpaccio di allungarsi e di contrarsi e di conseguenza di produrre quell’effetto “pompa” che consente un corretto reflusso di sangue al cuore. Come è noto all’interno del comparto venoso non vi è la stessa pressione presente a livello del comparto arterioso; pertanto il sangue venoso ritorna al cuore, dagli arti inferiori, solo grazie alla cosiddetta “pompa muscolare” e alle valvole unidirezionali presenti all’interno delle vene, consentendone il reflusso solo in direzione del cuore. Nelle varici infatti vi è una dilatazione delle vene tale da provocare il cosiddetto prolasso valvolare e la conseguente stasi del circolo venoso. Per quanto riguarda l’accavallamento delle gambe, tale consuetudine tende ad occludere meccanicamente il reflusso venoso, comportando il rallentamento del circolo venoso degli arti inferiori e dello scroto. Entrambe i casi possono portare, associati ad attività lavorative predisponenti e ad una eventuale familiarità, nel breve periodo ad una imbibizione dei tessuti di liquidi e nel lungo periodo alla formazione di capillari dilatati e varici. Come spesso avviene non è semplice cambiare posture, stili di vita e atteggiamenti generalmente così radicati nel nostro vivere quotidiano. È proprio per questo motivo che la calza a compressione graduata rappresenta, dal punto di vista preventivo, la soluzione migliore per impedire la dilatazione capillare e l’imbibizione di liquidi dei tessuti soprattutto a carico della caviglia, dei polpacci e delle cosce. 

Diciamo che dette terapie sono tra di loro complementari agendo entrambe su differenti piani di intervento. I trattamenti farmaco-sclerosanti sono più indicati a venule più che a “capillari”, che abbiano un diametro di almeno 2-3 mm e che consentano l’introduzione dell’ago in maniera corretta all’interno del lume vascolare, senza stravasi e versamenti di farmaco e sangue nei tessuti circostanti. I trattamenti laser-sclerosanti sono indicati in tutte quelle tramature vascolari molto sottili e in tutti quei “capillari” con diametro sino a 2-3 mm.

La valutazione iniziale deve sempre consentire di individuare quei casi in cui l’insufficienza vascolare necessiti di accertamenti più approfonditi. Un eco-color Doppler ad esempio, può rendersi necessario per valutare la funzionalità vascolare profonda. In molti casi però, non è così scontato che la dilatazione capillare superficiale sia sempre dovuta ad un disturbo vascolare profondo. Esistono inoltre alcune rare situazioni definite “not fully responsive” dovute non tanto a una mancata efficacia dei trattamenti quanto ad una elevata attitudine del comparto vascolare a formare circoli collaterali in altre aree limitrofe. Vale sempre la pena chiedersi però come potrebbero diventare le gambe dei pazienti “not fully responsive” se non trattate con costanza nel corso degli anni. In tutti i trattamenti legati alla medicina estetica e al “bell’essere”, le aspettative e l’esigenza del “tutto e subito” non sempre vanno d’accordo con le difficoltà individuali di ciascuno e il concetto di “definitivo e permanente” non sempre è realistico. In situazioni come queste, il vero risultato lo si ottiene con il tempo, gestendo e soprattutto contenendo il problema “capillari” nel lungo periodo.

Tenendo ben presenti i fattori che condizionano la risposta al trattamento (uso della pillola estro-progestinica, fumo di sigaretta, eccessivo uso di alcool e sale nella dieta, alimentazione povera di frutta, verdura e acqua, posture ed abbigliamento non consoni) il consiglio più ovvio è quello di correggere o rimuovere tali abitudini e di assumere, come fosse una “terapia”, un bicchiere di acqua (meglio due se è possibile) la mattina appena alzati prima di colazione, a metà mattinata, a mezzodì prima del pasto, a metà pomeriggio prima della merenda, alla sera prima di cena e prima di andare a letto in aggiunta a quanto il nostro organismo possa richiedere in altri momenti della giornata. Possiamo magari limitare un po la razione di acqua prima d andare a letto e la mattina prima di colazione per ovvie ragioni legate alla sua eliminazione, ma durante il giorno questa “terapia” deve rientrare nelle abitudini regolari di ciascuno di noi. Con l’età, lo stimolo della sete tende ad affievolirsi, anche se la necessità di acqua da parte del nostro organismo non viene meno. Per questo è importante considerare l’idratazione come una vera e propria “terapia” in quanto va assunta anche contro voglia. Pur non essendo piacevole da bere quando non si ha sete, una corretta assunzione di acqua è fondamentale per i processi metabolici del nostro organismo e quando manca, l’organo che più ne risente è la nostra pelle.

Attenzione però: l’elevato apporto di acqua da assumere non deve essere sostituito da bevande e succhi di frutta ad alto contenuto di zuccheri aggiunti che graverebbero ulteriormente sul bilancio calorico giornaliero.

Altra accortezza molto utile e a costo zero è quella di inserire sotto i piedi del letto (solo nella parte inferiore) dei supporti, necessari per aumentare il corretto reflusso di sangue al cuore anche durante la notte e migliorare il riassorbimento idrico degli arti inferiori. Già pochi centimetri di dislivello consentono di migliorare moltissimo il reflusso venoso.

Un ulteriore e ultimo consiglio che può essere di aiuto è l’utilizzo di un integratore, spesso associato e prescritto nei casi di insufficienza vascolare venosa. L’integratore in questione è a base di Bio Flavonoidi. Talvolta raggruppati con il nome di vitamine P sono utili per contrastare la fragilità capillare aumentando la resistenza delle pareti vascolari e migliorare il flusso venoso. Per chi non simpatizzasse per gli integratori e preferisse integrare ugualmente queste vitamine in modo ancora più naturale, possono essere di aiuto i succhi di frutta concentrati di mirtillo o frutti di bosco.